"Fin qui tutto bene,
ma l'importante non è la caduta, è l'atterraggio" (incipit del
film L'ODIO di Matthieu Kassowitz)
Finite
vendemmia-pigiature-svinature-travasi (quest'anno un po' prima del
solito) si mette il naso fuori dalla cantina, ma non troppo, e
si prende aria. Si pensa e si progetta. Arrivano ansie e dubbi, ma
anche - soprattutto - speranze e sogni.
Per potare c'è tempo.
Fino ad ora sono tre le
annate vissute, annate che stiamo ancora metabolizzando anche perché
la maggior parte dei vini prodotti dal 2013 in poi (in pratica quasi
tutti i rossi) sono ancora in vasca o in botte. Per ora siamo
soddisfatti. Anche dei frutti della vendemmia 2014 che, perdite di
produzione a parte, ha sì portato complicazioni e costretto a fare
salti mortali in vendemmia, ma che per ora sta dando buoni risultati.
Vini più snelli del solito (per modo di dire, perché proprio
sottili non sono), austeri, meno concentrati. E meno male, per chi
come noi nelle annate calde può avere problemi di eccesso d'alcol e
concentrazione.
Sarà retorico, ma ogni
annata ha un carattere a sé ed è letteralmente diversa dalla
precedente e dalla successiva. Punto. Sta alla sensibilità dei
viticoltori (che non sempre c'azzeccano) capire come interpretarla e
gestirla. E sta alla sensibilità di chi beve capire che bisogna
usare il proprio palato e non quello degli altri per assaggiare un
vino. Il concetto di annata buona e annata cattiva quasi sempre è un
falso problema. Con buona pace di chi si lancia in proclami (es.
"annata del secolo" tutti gli anni, "annata da
dimenticare" nel 2014) senza saperne granché.
Ecco, la 2015, a
confronto della 2014, è stata una vendemmia "facile",
quasi rilassante, comunque più semplice da gestire a livello
fitosanitario, anche se poi abbiamo dovuto vendemmiare concentrando
tutto in pochi giorni intasando la cantina. Merlot, barbera e
croatina praticamente sono arrivati a maturazione quasi in
contemporanea. Poco male.
Caldo a Sariano,
concentrazioni importanti, ma vini succosi con acidità significative
che ravvivano il peso. Anche a Bobbio il caldo si è fatto sentire,
ma il timbro fresco della zona ha lasciato la sua impronta, sia sul
Sammartino (quest'anno con un po' più di ortrugo e malvasia e meno
sauvignon) sia sulla novità Dolcetto, direttamente dall'Antico
Piemonte e dalla sua storia, che in Val Trebbia ha lasciato tracce
che ci piacerebbe far riemergere.